La Chimera d’Arezzo torna protagonista al Museo Archeologico Nazionale di Firenze
🎭 Un allestimento immersivo
La nuova sala è concepita come una scena teatrale: la Chimera, collocata su un basamento monumentale, domina lo spazio centrale. Quattro panche disposte in cerchio invitano alla visione ravvicinata, mentre un tendaggio scenografico accoglie l’ombra della figura bronzea. A completare l’esperienza, una vetrina sospesa custodisce tre bronzetti etruschi provenienti dallo stesso contesto di rinvenimento: un grifone, il dio Tinia e un giovane offerente.
📜 Un simbolo della Toscana medicea
La fortuna moderna della Chimera si intreccia con la storia politica e culturale della Toscana. Ammirata per la forza naturale della figura ferita e per la complessità del suo corpo ibrido, fu accolta a Palazzo Vecchio da Cosimo I, che la riconobbe come simbolo della continuità con l’antica Etruria e del progetto granducale di un’Italia consapevole delle proprie radici. Nei secoli successivi la statua seguì il destino delle collezioni medicee, passando agli Uffizi e, con il Patto di Famiglia del 1737, alla dinastia lorenese.
🏛️ Dal Regio Museo al presente
Nel 1871 la Chimera fu trasferita nel Museo Egizio Etrusco, nato per dotare la capitale dell’Italia unita di un riferimento archeologico nazionale. Dal 1881 trovò la sua sede definitiva nel Palazzo della Crocetta, dove fu istituito il Regio Museo Archeologico, oggi Museo Archeologico Nazionale di Firenze.
🔮 Un nuovo capitolo di valorizzazione
La riapertura della Sala della Chimera segna una tappa importante nella lunga storia di tutela e valorizzazione della statua. Coincide con la nascita, nel 2024, dell’istituto autonomo del Museo Archeologico Nazionale di Firenze e apre la strada a un programma di rinnovamento che proseguirà con le sale dedicate alle sculture etrusche, destinate ad accogliere altri capolavori come Arringatore e Testa Lorenzini. ✨ La Chimera d’Arezzo torna così a raccontare la sua storia millenaria, in un allestimento che unisce memoria, arte e suggestione, restituendo al pubblico un incontro diretto con uno dei simboli più potenti dell’antica Etruria.
Fonte: MIC

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