Prato ritrova l’altare del Crocifisso Datini dopo tre secoli
✝️ Dopo oltre trecento anni torna a mostrarsi alla città di Prato uno dei suoi tesori più antichi: l’altare del Crocifisso Datini, costruito nel 1383 e rimasto nascosto alla memoria collettiva fino al recente restauro della chiesa di San Francesco, complesso medievale risalente al 1280 nel cuore del centro storico. La scoperta si deve agli studi di Francesco Marchese, coordinatore del progetto di restauro, che attraverso antichi documenti ha individuato l’esistenza di due nicchie nella controfacciata della chiesa. «Sopra di queste era stato innalzato un muro nel Seicento per la realizzazione della cantoria dell’organo – spiega Marchese – noi l’abbiamo rimosso ed è riemerso l’altare con i suoi affreschi, perfettamente conservati».
🎨 Un ciclo di affreschi tra Trecento e Seicento
Il ciclo pittorico raffigura scene legate alla crocifissione: Dio Padre benedicente, la colomba dello Spirito Santo e il Crocifisso che insieme compongono la Trinità, affiancati dai due ladroni. Gli affreschi trecenteschi convivono con quelli seicenteschi del pittore **Pier Antonio Michi**, autore anche della tela che incorniciava il Crocifisso, oggi restituita alla chiesa grazie a un prestito di 99 anni da parte di Palazzo Pretorio.
💒 Un ritorno simbolico
Quando la nicchia venne ostruita, il Crocifisso – detto del Datini – fu spostato sull’altare maggiore. Oggi, grazie all’accordo con le istituzioni locali e a un investimento di 2,4 milioni di euro (coperti per oltre il 70% dai fondi dell’8 per mille alla Chiesa cattolica), l’opera torna nella sua collocazione originaria.
⛪ La presentazione alla città
Questa mattina il parroco Carlo Stancari e Francesco Marchese hanno presentato alla comunità l’altare ritrovato e il completamento dei lavori. Domani, la messa inaugurale sarà presieduta dal vescovo di Prato Giovanni Nerbini, a suggellare un momento di grande valore storico e spirituale per la città. ✨ Un ritrovamento che restituisce a Prato un frammento prezioso della sua memoria, intrecciando arte, fede e storia in un racconto che torna a vivere dopo secoli di silenzio.
Fonte: ANSA

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