City of Plants: quando l’architettura dialoga con la natura e la tecnologia


Alla 19ª Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, visitabile fino al 23 novembre, prende vita City of Plants, un’installazione visionaria firmata dallo studio internazionale MAD Architects. Un’opera che fonde arte, scienza e innovazione, trasformando l’interazione tra uomo, natura e città in un’esperienza multisensoriale. 

💡 Un ecosistema urbano che suona 

Al cuore dell’installazione ci sono tre sistemi interconnessi: - una base dotata di sensori ambientali, - tre micro-paesaggi viventi racchiusi in teche trasparenti simili a bolle, - un ambiente immersivo fatto di luci e suoni in continua evoluzione. Grazie a sofisticati sensori in fibra ottica FBG, sviluppati da ENEA e Università Campus Biomedico di Roma, l’opera è in grado di “ascoltare” le piante. I sensori rilevano in tempo reale variazioni di temperatura e umidità generate dal microclima vegetale, influenzato sia da fattori artificiali (come luce e irrigazione) sia dall’interazione diretta con i visitatori. I dati raccolti vengono trasformati in note musicali e giochi di luce, creando una sinfonia urbana in costante mutamento. 

👣 Anche i passi diventano musica 

Le teche non si limitano a monitorare le piante: percepiscono anche le vibrazioni dei passi dei visitatori. Questi segnali, anch’essi tradotti in suoni, si armonizzano con quelli generati dalle piante, dando vita a un paesaggio sonoro unico e partecipativo. 

🔬 Scienza e arte in dialogo 

 “La collaborazione con MAD Architects ci ha permesso di esplorare nuove frontiere tra arte, natura e tecnologia”, racconta Rosaria D’Amato, ricercatrice ENEA. “City of Plants non è solo un’esperienza sensoriale, ma anche un laboratorio vivente che ci consente di monitorare il comportamento delle piante in ambienti artificiali e di raccogliere dati preziosi sul loro stato di salute e adattamento”. 

📡 Tecnologia invisibile, potenziale enorme 

Come spiega Michele Arturo Caponero, ricercatore ENEA, i sensori FBG offrono vantaggi significativi: sono sottili, precisi, non invasivi, non richiedono alimentazione elettrica in loco e possono trasmettere dati a lunga distanza, facilmente elaborabili in cloud. 

🔍 Un know-how consolidato 

Il laboratorio ENEA Micro e nanostrutture per la fotonica vanta una lunga esperienza nell’uso dei sensori FBG, con applicazioni che spaziano dal monitoraggio ambientale e strutturale alla sicurezza, al settore nucleare e alla tutela dei beni culturali. Grazie alla collaborazione con l’Università Campus Biomedico di Roma, la tecnologia è stata estesa anche al campo biomedicale, in particolare ai dispositivi indossabili.

Fonte: ENEA

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