Museo Egizio di Torino: nuovo allestimento per Iti, Neferu e la Principessa Ahmose


🏺 Museo Egizio di Torino ha aperto al pubblico il riallestimento della sala dedicata a Iti e Neferu e della saletta della Principessa Ahmose, frutto di un intenso lavoro di studio e progettazione curato da Beppe Moiso, Enrico Ferraris e Cinzia Soddu, con la direzione espositiva di Enrico Barbero e Piera Luisolo. 

🔍 Due scoperte eccezionali 

Il nuovo allestimento porta con sé due novità assolute: il ritrovamento di una pittura proveniente dalla tomba di Iti e Neferu, rinvenuta nei depositi del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino durante un controllo inventariale e l’esposizione, per la prima volta, dei calzari in cuoio della Principessa Ahmose, risalenti alla XVIII dinastia, restaurati con cura e ora visibili al pubblico. 

🏛️ Una sala che racconta la storia dell’archeologia italiana 

La sala dedicata a Iti e Neferu è stata ripensata architettonicamente, basandosi su studi approfonditi della struttura originaria della tomba e dei suoi 14 pilastri, con il supporto di fotografie storiche scattate da Ernesto Schiaparelli. Delle 36 pitture staccate nel 1924, 29 sono esposte, mentre una delle 7 mancanti è stata recentemente ritrovata e restaurata. Le altre, purtroppo perdute, sono visibili solo attraverso l’archivio fotografico online del Museo. Questo riallestimento non è solo un aggiornamento museografico, ma un omaggio alla campagna di scavo del 1911 a Gebelein, condotta da Virginio Rosa, giovane chimico e botanico destinato a diventare egittologo. 

👑 La Principessa Ahmose: tra restauro e narrazione 

La saletta dedicata ad Ahmose, accanto a quella di Nefertari, è stata riallestita con un approccio narrativo che valorizza il ruolo dell’archeologo e l’importanza della documentazione d’archivio. I protagonisti sono: calzari in cuoio, restaurati da Francesca Gaia Maiocchi e Giulia Pallottini, un frammento di tessuto che ospitava i monili della principessa, i disegni ricostruttivi di Paolo Marini, che rendono leggibili reperti frammentari e illustrano il processo di interpretazione archeologica 

🧠 Un museo che riflette e si rinnova 

Il Museo Egizio affronta da anni con sensibilità il tema dell’esposizione dei resti umani. Per Ahmose, è stata adottata una soluzione innovativa e rispettosa, che garantisce conservazione e dignità. Le vetrine dedicate ad Ahmose, Nebiry e alla tomba Queens’ Valley 39 sono accompagnate da mappe e apparati grafici che contestualizzano le sepolture nella Valle delle Regine, restituendo unità agli scavi di Schiaparelli. 

🧩 La frammentarietà come chiave narrativa 

Ogni oggetto, anche se incompleto, diventa occasione per raccontare il lavoro minuzioso dell’archeologo e il valore della conservazione. Il Museo Egizio dimostra ancora una volta la sua capacità di rinnovarsi attraverso la ricerca, offrendo al pubblico un’esperienza coinvolgente e consapevole. 

Fonte: Museo Egizio

Commenti

Post più popolari