Vaccinazioni in Italia: come il Covid ha cambiato la cultura della prevenzione
💉 La pandemia ha lasciato un segno profondo non solo nella nostra memoria collettiva, ma anche nel modo in cui gli italiani si rapportano alla prevenzione. È quanto emerge dall’indagine del Censis I nuovi tratti della cultura della vaccinazione in Italia, realizzata con il supporto non condizionante di Pfizer Srl. I dati raccontano una trasformazione culturale in atto, tra maggiore consapevolezza, nuove abitudini e qualche contraddizione ancora da superare.
📈 Più attenzione alla prevenzione, anche senza sintomi
Oggi, quasi 6 italiani su 10 (59,9%) dichiarano di sottoporsi a screening e controlli anche in assenza di sintomi, mentre oltre la metà (51,1%) si impegna a mantenere uno stile di vita sano, tra alimentazione equilibrata e attività fisica. Ma il dato più sorprendente riguarda la vaccinazione: il 36,9% afferma di ricorrervi regolarmente, più del doppio rispetto al 2014 (16,9%). Un chiaro effetto dell’esperienza collettiva vissuta con il Covid-19. Anche la fiducia è cresciuta: il 43% degli italiani oggi si dichiara pienamente favorevole ai vaccini (contro il 22% del 2014), e il 50,6% dei genitori si fida delle vaccinazioni offerte dal Servizio Sanitario Nazionale. Il 54,6% sarebbe persino disposto a ricevere una dose in più se ciò garantisse maggiore protezione.
🤔 Conoscenza diffusa, ma spesso confusa
Nonostante il 71,5% degli italiani si ritenga ben informato sulle vaccinazioni, solo il 26,3% considera le informazioni disponibili davvero chiare e adeguate. Cresce invece la percezione di un eccesso di notizie contraddittorie (dal 32,5% al 42%). Internet è la fonte più consultata (dal 25,7% al 63% tra gli utenti di e-health), ma il punto di riferimento resta il medico di famiglia, indicato dal 71,7% degli intervistati.
👶 Vaccinazioni: alta adesione per i bambini, meno in gravidanza
Il 97% dei genitori ha vaccinato i propri figli, ma solo il 36,7% delle donne in gravidanza ha ricevuto almeno una vaccinazione. E oltre la metà (53,1%) afferma di non aver ricevuto alcun consiglio in merito da parte di un professionista sanitario. Un dato che evidenzia quanto sia ancora centrale il ruolo dell’informazione e della consulenza medica.
🛡️ Una nuova gerarchia del rischio
Oggi la vaccinazione è percepita soprattutto come uno strumento per proteggere i più vulnerabili: il 89,3% la ritiene fondamentale per il personale sanitario, l’86,8% per i malati cronici e l’86,7% per chi vive o lavora in ambienti ad alto rischio. Tuttavia, dopo la pandemia, si registra anche una certa “stanchezza vaccinale”: solo un terzo degli italiani prevede di vaccinarsi ancora contro il Covid, e poco più della metà contro l’influenza. Nonostante ciò, il 95,3% riconosce il ruolo decisivo dei vaccini nell’eradicare malattie come la poliomielite, e l’84,4% li considera fondamentali per la salute collettiva. Ma permangono dubbi su efficacia e sicurezza, e l’85,9% ritiene che la cultura vaccinale sia ancora meno positiva rispetto al passato.
🔧 Le strategie per migliorare l’adesione
Secondo gli italiani, le priorità per rafforzare la cultura vaccinale sono: potenziare il ruolo informativo dei professionisti sanitari (56,3%), 🎓 migliorare la formazione degli operatori su vaccini e prevenzione (27%) e 🏠 offrire vaccinazioni a domicilio per i più fragili (25,5%). Inoltre è necessario 🏥 rendere più efficienti i servizi vaccinali delle ASL (23%) e 🏫 estendere i luoghi di somministrazione: studi medici, farmacie, scuole.
🗣️ Un confronto aperto tra esperti e istituzioni
I risultati dell’indagine sono stati presentati a Roma da Ketty Vaccaro, responsabile Salute e Ricerca Biomedica del Censis, e discussi da rappresentanti delle istituzioni e del mondo scientifico, tra cui Gian Antonio Girelli, Simona Loizzo, Ilenia Malavasi, Paolo Bonanni, Enrico Di Rosa, Tommasa Maio, Annalisa Mandorino, Teresa Petrangolini e Carlo Signorelli. La pandemia ha lasciato in eredità una maggiore consapevolezza sull’importanza della prevenzione. Ma per costruire una vera cultura della vaccinazione, servono informazione chiara, fiducia nei professionisti e servizi accessibili. Solo così la prevenzione potrà diventare davvero parte della nostra quotidianità.
Fonte: Censis

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