Presentati i restauri al monumento al Duca Vittorio Amedeo I di Savoia


Restaurato il monumento equestre dedicato al duca Vittorio Amedeo I di Savoia, noto come il Cavallo di marmo di Palazzo Reale. La opera è eseguita da Tiziana Sandri e dalla ditta Allegra Carlone. La scultura che ha un forte impatto visivo e significato politico, è creata da Federico Vanello e Andrea Rivalta. I due artisti lavorarono rispettivamente in bronzo e marmo a partire dal 1619. Originariamente, il monumento fu voluto da Carlo Emanuele I per commemorare il padre Emanuele Filiberto. Sotto il cavallo ci sono due uomini in marmo, sconfitti dal cavaliere. L'opera risente di varie influenze stilistiche manieriste del XVI secolo. Documenta la fase decorativa più antica di Palazzo Reale, cui i Musei Reali stanno dedicando particolare attenzione. Un volume sui restauri del monumento equestre e del fregio seicentesco sarà pubblicato all'inizio del 2025 grazie al sostegno della Direzione Generale Educazione, ricerca e istituti culturali e della collaborazione dell'Associazione "Amici di Palazzo Reale". 

Il Restauro 

Il restauro ha riguardato il monumento, la nicchia retrostante, le sculture di Andrea Provana di Leinì ed Eugenio di Savoia Soissons, e le pareti, balaustra e gradini in marmo della prima rampa. La sistemazione delle parti in pietra di Chianocco e marmi bianchi e rossi venati ha incluso una pulitura delicata per rimuovere depositi e vernici ingiallite. Analisi multispettrali hanno rivelato la presenza di gesso, biacca, calcite, resine naturali e cera nelle finiture. La scultura in bronzo del duca, realizzata con la tecnica della cera persa indiretta, ha mostrato la possibilità di smontare la testa e la mano destra. La superficie presentava fenomeni di corrosione e depositi superficiali. Una pulitura chimica ha arrestato l'avanzamento delle corrosioni. La nicchia era degradata con distacchi e mancanze. Il restauro ha comportato la rimozione degli strati non originali e la reintegrazione delle mancanze con malta di calce e polvere di marmo. Il restauro è stato finanziato tramite Art Bonus con il contributo della Società SPEA S.p.A.

Fonte: Musei Reali

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