Età delle foreste e scenari climatici
Una parte delle ricerche è stata realizzata nell'ambito del National Biodiversity Future Center (NBFC), coordinato dal Cnr. Le analisi sono state effettuate al Forest Modelling Lab del Cnr-Isafom, un centro multidisciplinare che si dedica allo studio degli ecosistemi forestali anche tramite la simulazione avanzata: utilizzando il modello tridimensionale Three Dimensional - Coupled Model Carbon Cycle (3D-CMCC), che simula i flussi di carbonio, azoto, energia e acqua nelle foreste con varie specie vegetali, età, diametri degli alberi e classi di altezza, è stato scoperto che l'età dei popolamenti è cruciale per il bilancio del carbonio, la sua assimilazione e quindi per la produttività dei popolamenti, influenzando la resilienza e la stabilità delle foreste attuali e future. In particolare, sono stati esaminati siti europei di pino silvestre, abete rosso e faggio, tre delle specie più diffuse e importanti in Europa, di varie età, applicando il modello bio-geo-chimico del Cnr per esplorare gli scenari di evoluzione naturale in un futuro non influenzato da interventi umani. Elia Vangi, postdoc al Forest Modelling Lab del Cnr-Isafom e primo autore degli studi, spiega: "Dall'analisi dell'impatto del cambiamento climatico e dell'età sulle foreste europee, attraverso cinque scenari diversi, emerge che le differenze tra le età delle foreste sono più significative di quelle tra gli scenari climatici per tutte le specie esaminate. La produttività forestale raggiunge il picco nei popolamenti giovani e di mezza età (16-50 anni), a prescindere dalle condizioni climatiche. In particolare, le faggete mostrano stabilità e resilienza con l'aumento di CO2 atmosferica e della temperatura, evidenziando un incremento della biomassa epigea, ovvero chiome e tronchi, a differenza delle foreste di abete rosso, che vedono una riduzione, soprattutto nelle classi di età avanzate. Il pino silvestre presenta una capacità di assorbimento di anidride carbonica più costante rispetto ad altre specie, ma registra una diminuzione nell'incremento annuo di volume. Capire le dinamiche è fondamentale per elaborare strategie di gestione forestale efficaci. Favorire la diversità di specie e di età nelle foreste può incrementare la loro resilienza e adattabilità ai cambiamenti climatici futuri. Gherardo Chirici, Professore Ordinario di Inventari forestali, pianificazione ed ecologia forestale all'Università degli Studi di Firenze e direttore scientifico del Laboratorio di Geomatica Forestale (geoLAB), aggiunge: "Questi risultati evidenziano l'importanza di considerare la diversità delle classi di età, spesso assente nella maggior parte dei modelli globali di vegetazione, per valutazioni precise e solide degli effetti del cambiamento climatico sulla stabilità e resilienza delle foreste nel futuro". I risultati ottenuti hanno rilevanti implicazioni per la gestione forestale futura in Europa.
Fonte: CNR
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