Giustizia civile, in tribunale per motivi familiari, divorzi e lavoro

Nella vita quasi 6 milioni di persone con 18 anni e più è coinvolto in una causa negli uffici giudiziari civili: il 13,3% degli uomini e il 10,7% delle donne. I dati raccolti da ISTAT sono raccolti nel report Cittadini e giustizia civile e riguardano il 2023. Sono soprattutto i laureati, 14,7%, a rivolgersi al tribunale per liti familiari, separazioni, divorzi (41,5%), motivazioni lavorative (1,2%). A seguire, in ordine decrescente, si registrano i motivi legati a incidenti stradali e codice della strada che hanno coinvolto 776mila cittadini (pari all’1,6% della popolazione), i contenziosi per debiti, problemi finanziari e societari che hanno coinvolto 598mila cittadini (l’1,2% della popolazione). Inoltre, 380mila cittadini dichiarano poi di aver avuto problemi col vicinato e il condominio” (0,8% della popolazione adulta).

Tribunali giusti?

Il 54,2% che sono parte in una causa civile o lo erano in passato, si ritiene "molto o abbastanza soddisfatto" del sistema giudiziario (erano il 44,7% nel 2015) contro il 45,8% che è "poco o per niente soddisfatto". Una minore soddisfazione si registra tra gli uomini: il 49,6% si dichiara molto o abbastanza soddisfatto contro il 59,6% delle donne; la quota è maggiore tra gli intervistati con età compresa tra 35 e 44 anni (59,6%) probabilmente perché più informati e in grado di districarsi meglio nel dedalo di norme e regolamenti che disciplinano il rapporto dei cittadini con la giustizia. Al contrario ad esprimere un giudizio meno positivo sono le classi più estreme: i giovani fra i 18-34 anni contenti nel 49,2% dei casi e gli anziani con 65 anni e più (51,5%). L’insoddisfazione manifestata da coloro che sono entrati in contatto con la giustizia civile come attore o convenuto è collegata a molteplici fattori. Sicuramente incide la durata e i conseguenti costi incrementali, anche non previsti, sostenuti per il procedimento e l’esito e gli eventuali vantaggi conseguiti. Gli intervistati coinvolti in cause civili la cui durata si è protratta nel tempo tendono ad esprimere giudizi più negativi: si dichiara infatti poco o del tutto insoddisfatto solo il 26,1% di coloro che hanno sostenuto una causa conclusasi entro l’anno e il 32,5% nel caso di cause conclusesi l’anno successivo a quello di inizio, contro il 66,9% di chi attende più di cinque anni la conclusione della causa. Distinguendo coloro che al momento dell’intervista hanno la causa in corso, il malessere è maggiore: esprimono un giudizio negativo “poco o per niente soddisfatto” nel 70,5% dei casi. L'insoddisfazione per la giustizia civile è trasversale agli uffici giudiziari ma è soprattutto il protrarsi dei procedimenti, conseguenza ovvia del passaggio a gradi successivi di giudizio, che provoca un aumento del malcontento. Solo un cittadino su quattro (il 25%) è scontento dell’ufficio del giudice di Pace che si è occupato in ultima istanza della causa, mentre sono ben tre persone su quattro (75%), quelle che non hanno apprezzato la propria esperienza con la giustizia civile in Corte d’appello. Solo il 28% dei cittadini coinvolti in una causa civile conosce i costi economici del processo al momento dell’avvio della causa. Aumenta la conoscenza degli strumenti di risoluzione extragiudiziale delle controversie ed il ricorso ad esse.

Fonte: ISTAT

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