Insect Farming, il settore è maturo e adesso chiede regole certe
Per il diritto civile allevare insetti è un’attività agricola, per il Fisco non è ancora così. Le richieste dell’Anga
Quello degli insetti è un mercato che ha enormi opportunità di crescita. Secondo Ipiff (International Platform of Insects for Food and Feed), in Europa si producono più di 6 mila tonnellate/anno di proteine di insetti e le previsioni sono di arrivare tra 2 e 5 milioni di tonnellate entro il 2030, a seconda del quadro legislativo che si avrà nei prossimi anni. A livello mondiale, il mercato degli insetti ha superato i 55 milioni di dollari nel 2017; secondo alcune stime di Global Market Insights ci saranno aumenti esponenziali e si prevede che il mercato di riferimento supererà i 700 milioni di dollari nel prossimo triennio.
Parliamo di un comparto in espansione, dalle grandi potenzialità e che è utile per produrre mangimi, alimenti, energia e fertilizzanti di qualità proprio all’interno delle aziende agricole, contribuendo così a creare filiere circolari. È un settore emergente, che può affiancare le produzioni tradizionali e generare reddito aggiuntivo per gli agricoltori, rendendo allo stesso tempo le aziende più sostenibili, competitive e innovative. Molti però sono gli aspetti che vanno ancora definiti e regolamentati. Innanzitutto, gli insetti sono da considerarsi veri e propri animali da reddito e l’attività di allevamento può essere considerata agricola, anche ai fini civilistici (art. 2135 del codice civile). L’allevamento degli insetti, per sua natura, si prende cura dello sviluppo di un ciclo biologico e pertanto può essere un’attività propria del settore agricolo.
Tuttavia, la normativa fiscale italiana non lo prevede (Dlgs 228/2001) e le aziende vengono trattate a prescindere dal regime di impresa. Così come è per gli altri allevamenti, anche per quelli di insetti dovrebbe subentrare la tassazione agricola, qualora i mangimi usati per allevare gli insetti derivino per almeno un quarto dal terreno coltivato dall’azienda agricola. È necessario quindi individuare gli ettari potenziali standard, così come avviene per le altre specie d’allevamento. L’urgenza di una maggiore chiarezza deriva anche dal fatto che sempre più agricoltori, mangimisti e produttori sono interessati ad entrare nel business. A livello europeo l’EU, tramite l’Ipiff, sta definendo le linee guida sanitarie per questa nuova frontiera; restano da definire, appunto, gli aspetti specifici per Stato membro.
C’è l’esigenza per gli agricoltori italiani che intendono affiancare il loro business o intraprenderne uno nuovo, che l’allevamento di insetti appartenga al settore agricolo, per ridisegnare la filiera alimentare in maniera circolare e farmer centric. Per questo è indispensabile istituire un Tavolo tecnico interministeriale con il coinvolgimento del ministero delle Politiche agricole, con quello della Salute e quello della Transizione ecologica, per tracciare delle linee guida nazionali per l’apertura di centri di produzione di insetti e risolvere le diverse problematiche. Dal canto suo Confagricoltura e Anga si stanno attivando per avviare un Tavolo di lavoro interno alla Confederazione, con il coinvolgimento dell’area Sviluppo sostenibile e Innovazione, l’area Politiche fiscali ed esperti dell’ambito legale e scientifico, per rafforzare l’azione di supporto al settore.
Fonte: Cnr
Commenti
Posta un commento