Aperto il Museo del Duomo di Cittadella

La tutela e la valorizzazione dei beni ecclesiastici: l’apertura al pubblico del nuovo Museo del Duomo a Cittadella


Nasce da una primitiva istanza della comunità parrocchiale cittadellese la sensibilità per la conservazione e la fruizione del patrimonio ecclesiastico del Duomo cittadino, le cui testimonianze di arte sacra sono state fin dal 1985 raccolte in un piccolo museo, rappresentativo di un eterogeneo corpus di dipinti, sculture, oreficerie e paramenti sacri che hanno accompagnato le trasformazioni e le stratificazioni dell’edificio dal Medioevo ai giorni nostri.

A partire dal 2002 e negli anni successivi sono stati portati a compimento vari interventi di restauro e di adeguamento strutturale della torre campanaria e di altri locali attigui al Duomo, dedicato ai santi patroni Prosdocimo e Donato, al fine di restituire alla cittadinanza alcuni spazi nei quali hanno trovato idoneo allestimento opere già presenti nella chiesa e nel primitivo nucleo museale, e altre tradizionalmente collocate nella sacrestia, come le pale d’altare raffiguranti il Compianto su Cristo morto di Andrea da Murano e la Cena in Emmaus di Jacopo da Ponte, noto come Jacopo Bassano.

La ricognizione delle opere d’arte e la scelta di criteri espositivi finalizzati a garantire ottimali parametri di conservazione e a offrire ai visitatori un percorso di carattere storico, spirituale e teologico sono frutto della sinergia tra la parrocchia, l’Ufficio Diocesano per i Beni Culturali e il Museo Diocesano di Padova, la Soprintendenza, il Comune di Cittadella e la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che hanno collaborato a vario titolo nell’ambito delle rispettive competenze per restituire alla cittadinanza il godimento di un patrimonio dal forte valore simbolico e identitario.

La visita al museo appare pertanto un’opportunità di conoscenza che si coniuga in maniera inscindibile alla storia del Duomo, l’edificio che rappresenta il punto di partenza obbligato per il cultore interessato a osservare i manufatti e a comprenderne le vicende legate al contesto, all’iconografia, alla committenza e alla storia conservativa del complesso monumentale.

La chiesa attuale, dalle forme ottocentesche, ingloba una parte della primitiva costruzione duecentesca, orientata ad est e corrispondente nella parte absidale all’attuale cappella dell’Immacolata, che reca ancora alle pareti e sulla volta tracce di una eterogenea e frammentaria decorazione a fresco di epoca medievale, cui si è sovrapposto un secondo ciclo di affreschi di Jacopo Bassano con le Storie dell’antico Testamento, databile tra il 1536 e il 1539, di cui sopravvivono le figure di Sansone, Giosuè, Davide e Golia.

IL PERCORSO ESPOSITIVO

Il percorso, strutturato a più livelli, si apre con la scultura policroma in pietra di Nanto raffigurante Sant’Antonio abate, di particolare pregio, pur nell’attuale stato di frammentarietà, databile ai primi decenni del XV secolo. L’opera è stata sottoposta a un intervento di pulitura ad opera di Giancarlo Calcagno, con la direzione della Soprintendenza, operazione che ha portato in luce le tracce di un’antica policromia. Per decenni ricoverata nella torre campanaria, la scultura proviene in realtà dall’altare della fraglia omonima  del duomo medievale e testimonia l’antica e radicata devozione della comunità al santo eremita, identificabile dal saio e dal tradizionale attributo del porcellino che l’accompagna.

Proseguendo la visita, si possono ammirare due grandi dipinti a olio su tela, con l’Adorazione dei Magi e la Flagellazione, rispettivamente attribuiti a Leonardo Corona e a Jacopo Negretti, detto Palma il Giovane, acquistati nel corso dell’Ottocento e provenienti da corporazioni soppresse di Padova.

Sono inoltre visibili altre due sale, nelle quali sono allestite opere di vario genere e formato, che rivestono valore storico, artistico, devozionale e documentario, come il monumentale apparato in legno intagliato e dorato delle quarant’ore, di epoca ottocentesca con il paliotto raffigurante l’Ultima cena, il ritratto di San Pio X eseguito nel 1962 da Fulvio Pendini, le oreficerie, il Parato in terzo con ricami di raffinata fattura (secolo XVI), lo stendardo processionale dedicato a San Girolamo e le sculture lignee tardo medievali e rinascimentali del Cristo crocifisso, di San Rocco e di San Sebastiano.

Riveste particolare pregio la sala climatizzata in cui sono ospitate le pale d’altare di Andrea da Murano e Jacopo Bassano, già note agli studi. Il Compianto su Cristo morto del pittore muranese, di notevole impatto emotivo nella rappresentazione del dramma secondo la tradizione iconografica dei compianti in terracotta a figura intera, era stato eseguito per la chiesa di Santa Maria del Torresino e collocato sull’altare della fraglia di San Bovo, cioè della Confraternita della Buona Morte.

La Cena in Emmaus di Jacopo Bassano, documentata da una nota contabile del 1537, testimonia la poetica che ha reso celebre l’artista fin dalla prima attività, nella quale coniuga gli influssi del Manierismo di area padana alla magistrale interpretazione del tema sacro, calato nella quotidianità del mondo contadino, cui si richiamano gli spettacolari e accattivanti dettagli degli animali domestici, degli utensili e del paesaggio veneto contemporaneo all’autore.

INFORMAZIONI

Il Museo è aperto sabato: 17.00 – 19.00 (orario estivo),domenica e festivi: 10.00 – 12.00 / 17.00 – 19.00 (orario estivo). Su prenotazione: sempre, per gruppi di almeno 10 persone.

Fonte: Soprintendenza del Veneto

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