Mafia e cibo, marketing che enfatizza un aspetto negativo dell’italianità

Immagine di TesaPhotografy, Pixabay
I prodotti tipici italiani all’estero sono associati alla criminalità organizzata. Spesso le specialità alimentari made in Italy in altri paesi sono chiamate con nomi che ricordano i gangsters e la mafia, creando un giro d’affari di milioni. Una scelta di marketing diffusa anche sul web che sfrutta gli stereotipi della malavita collegandoli a dolci e caramelle o alcolici e spezie per rappresentare lo stile italiano. Un business che può danneggiare i prodotti della Penisola, banalizzando la mafia e le sue vittime.
In Norvegia, ad esempio, il cannolo siciliano è denominato “Il dolce della mafia”,  in Bulgaria il caffè all’italiana è il “Mafiozzo”  e in Gran Bretagna sono in distribuzione gli snack “Chilli mafia”. Un turista che soggiorna in Germania può acquistare le spezie “Palermo mafia shooting” o il “Fernet mafiosi” caratterizzato dall’icona del padrino. A Bruxelles si vende la salsa “SauceMaffia” per le patatine che nello stato del Missouri si chiama “Wicked Cosa nostra”. Questo metodo di vendita è presente pure nel Belpaese: a Taormina esiste una pasticceria in cui si possono trovare i “Mafiosi al pistacchio” e i “cosa nostra alle mandorle”, dolci descritti su TripAdvisor.
On line si trovano libri di cucina come “The mafia cookbook”, si comprano caramelle che ricordano le band criminali sul portale www.candymafia.com e si ricevono i consigli di mamamafiosa (www.mamamafiosa.com).

Fonte: Coldiretti

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